venerdì 6 gennaio 2017

M. E altre storie.

Non ci credete quando vi dicono che le Favole non esistono.
non credete nemmeno a me quando vi dico che e streghe non hanno diritto al grande amore.
Loro sono solo un po' più sfigate, complicate, difficili da convincere.
si lasciano prendere dal panico e proprio non ce la fanno a credere che questa volta, il salto nel vuoto, non atterrerà per l'ennesima volta nei rovi.
Non credete che siano sempre e solo le principesse a vincere, anche a loro si rompono i tacch delle scarpe di cristallo comprate su siti cinesi per fare scena.
Non ridete troppo quando inciamperanno in quei bellissimi vestiti, trovando le extenction appese da qualche parte,sembrando spaventapasseri.
Streghe, principesse, ranocchi, principi, bestie...
non conta.
le favole esistono ma la verità è che non sono per bambini.
la verità è che i veri antagonisti non sono personaggi dai musi allungati troppo truccati, con voci roche.
i veri antagonisti,siamo noi stessi.
Siamo noi, a mettere le nostre paure davanti ai nostri sogni, a privarci di un'emozione per paura di quello che succederà quando e se finirà.
Siamo noi i veri scrittori delle favole che vorremmo vivere.
Quindi non credete a nessuno che dica che non ce la potete fare.
Anche quando tutto sembra in salita, sul ghiaccio, senza i ramponi.
anche quando le gambe non tengono, le notti insonni non si contano più, le persone parlano, le cose ''giuste da fare'' sono esattamente l'opposto di quello che state facendo.

Non è il bacio a tramutare la bestia in principe.
Ma i tentativi che ha fatto, le cose che ha sbagliato, le persone sbagliate che ha provato, il lavoro che ha fatto su se stesso per arrivarci ...
A QUEL BACIO.
CI CONCENTRIAMO SEMPRE SU COME LE FAVOLE FINISCANO CON IL ''FELICI E CONTENTI''... DIMENTICANDOCI CHE PRIMA DI QUESTO, C'è IL ''VISSERO''.
ECCO COME DOVREBBERO FINIRE LE FAVOLE.
ECCO COME TI PROMETTO SARANNO TUTTE LE TUE.
M.
che sta per Martina. 

ma anche per.


giovedì 23 giugno 2016

a qualche anno fa Nina.

Stasera ho sentito una bella canzone d'amore francese... 
Di quelle che senti per le strade e che ti entrano dentro anche quando non ci presti attenzione. 

Diceva "le donne sono più belle dopo la pioggia". 
La pioggia di Parigi ovviamente. 
Parlava di una donna straniera con Parigi negli occhi. 

E io me la sono immaginata. 
Ho immaginato lei. 
Un po' pazza e di una bellezza sregolata. 
Accoccolata contro un mezzo sconosciuto dagli occhi scuri e densi. 
Li ho immaginati passeggiare sotto Notre Dame con la luna immensa di queste sere. 

Una chitarra strimpella, la gente ride. 

"Vuoi ballare con me?


C'e qualcosa di magico in due anime che ballano al ritmo della stessa canzone senza suono.


martedì 12 aprile 2016

under my skin

mi chiedono se mi pento mai dei tatuaggi che ho fatto.
mi guardo allo specchio dopo un bagno pieno di pensieri e mi pongo io stessa la medesima domanda.
mi pento dei tatuaggi che ho fatto?
è  come chiedersi se ti penti degli errori che hai fatto.
degli amori che hai amato, vissuto, odiato.
come pentirsi delle persone che si sono incontrate.
pentirsi delle decisioni che hai preso, delle strade che hai percorso,
di quelle che hai evitato, per poi ritrovartici lo stesso.
Mi pento dell inchiostro che mi sta macchiando la pelle e l'anima?

L'anima è un foglio bianco da riempire, e in fondo non interessa a nessuno quello che ci scrivi sopra.
C'è chi parla di essere buone, di essere brave, di essere sempre giuste.
Io dico che alle volte essere cattivi, tanto cattivi, fare quello che si vuole, ferire per finirla di essere sempre e comunque solo feriti; alle volte essere cattivi è l'unica scelta che si ha per vivere.
è sbagliato?
Perche?
Quello che ci interessa, dentro, in quell'angolo di stomaco dove non ci finisce che rabbia e bile, è davvero la FELICITà???
Per favore non scherziamo che le favole non solo non esistono, ma hanno anche una struttura narrativa noiosa e semplicistica.
Io non ci sto.
Io non ci credo che tutto quello che vogliamo sia essere felici.
Io credo che tutti nella vita abbiamo bisogno di qualche botta, riscorsa presa male, qualche storta, qualche graffio, qualche cosa per cui strillare.
La felicità non ti fa alzare la mattina.
La felicità non ti fa scrivere poesie.
La felicità non da lo slancio che ti serve per rompere la gabbia in cui sei, e partire.
La felicità non ti fa tornare a casa.

Perchè amo i miei tatuaggi?
perche mi ricordano ogni giorno delle ferite che mi porto dietro, senza permettermi di pensare nemmeno per un momento di voler vivere felice e contenta.

Quindi no,
non mi pento di questa pelle inzuppata di tossine e linee poco dritte.
Come non mi pento di tutto quello che ho vissuto.
Non mi pento di aver amato le persone sbagliate.
O di essere stata io quella persona sbagliata.
Non mi pento di aver detto NO, e di aver vissuto anni pensando che una persona fosse la mia anima gemella.
Non mi pento nemmeno di aver vissuto in funzione di un ricordo.
Non mi pento di essermi fatta manipolare da una persona che forse più che veramente cattiva, altri non è che un insoddisfatto cronico, ignorante, incapace di vedere le persone che lo circondano per quello che realmente sono.
Non mi pento di essere tornata per amore e partita per un amore ancora più grande.
Non mi pento di niente.
Nemmeno di quello che non ho fatto.


martedì 2 febbraio 2016

space boy, italian granny and other stories

c'è qualcosa di tremendamente elettrico in due mani che si sfiorano. 
in due mani che si sfiorano la prima volta. 
che si scoprono, 
che si cercano. 
c'è qualcosa di tremendamente istantaneo in due mani che si incrociano. 
in due mani che si uniscono. 

è capitato così. 
in un vecchio pub malconcio di una Parigi sperduta in discorsi randagi. 
è capitato così che la mia mano si è staccata dalla tua per tornare a fare qualcosa che non faceva da tempo. 
scrivere. 
scrivere di due mani che si sfiorano per la prima volta, 
al ritmo di una chitarra e il rumore di bicchieri. 

tu sai di fumo e biscotti. 
di spazi infiniti e di infinite possibilità. 

hai presente la teoria che mi hai spiegato? 
quella secondo cui, semplificando, prendere una decisione, anche la medesima, in una frazione di secondo diversa da quella in qui la prendi; porterebbe a cambiare potenzialmente tutto? 
ecco da quando me l'hai spiegata continuo a pensarci. 
e mi sono sentita terribilmente fortunata quando ho realizzato che nonostante non possa sapere niente, se non che si può avere il mal di pancia dal ridere; perchè se il prendere tutte le decisioni che ho preso nel momento in cui le ho prese, mi ha portato a mangiare cookies con te, su un divano con Parigi tutta intorno.... 
beh allora questo piccolo spicchio di spazio tempo che ho scelto... 
non è poi così male.

MERCI.


giovedì 19 novembre 2015

NOTE DA PARIGI 2

Sto tornando. 
anche questa volta sto tornando. 
come se ci fosse qualche che mi tiene legata all’Italia. 
come se ogni partenza fosse in realtà solo l’ennesimo ritorno. 
Ho perso tutto. 
La Carta d’Identità, tutto. 
Non ho un documento che attesti chi sono. 
Non sono Niente. 
Non sono nessuno per 24 ore. 
Ma forse Qualcuno non lo sono mai stata nemmeno lo sarò mai. 

Mi mescolo tra le persone come l’olio e l’aceto. 
Se emulsiono bene, seguendo la ricetta, per un po’ la mistura tiene, ma poi ecco che torno di nuovo a slegarmi. 
Slegata. 
Ecco come mi sento. 
Slegata dalle mie origini, ma anche dal mio viaggio. 
Come un aquilone smarrito nel vento da un bambino distratto. 
Come se esistessero ancora poi, i bambini che fanno volare gli aquiloni. 

Amo trovare me stessa in Paesi dove non riesco nemmeno pensare nella mia lingua. 
Paesi stranieri dove non percepisco l’angoscia di essere estranea tra estranei. 
Non so bene cosa sto facendo, dove sto andando. 
La mia vita sembra un continuo salto alla cieca su treni di cui non conosco né partenza né destinazione. 

Mi affeziono a personaggi strani di tanto in tanto. 
Personaggi ai confini del reale e della Realtà. 
Mi affeziono a loro e alla mia lettura del loro Essere, spesso migliore, più ricca e interessante, di quello che rivelano nel loro passaggio all’interno della storia. 
O forse non incontro nessuno ed è tutto nella mia testa. 

Come un romanzo in movimento, troppo mutevole per essere fissato su un foglio. 
Ci ho provato, eccome se ci ho provato. 
Ma questo si altera appena scritto, rendendo i racconti obsoleti, incompleti, imperfetti. 

Così come lo siamo io e te. 
Tu, il personaggio più bianco che potevo incontrare. 
Ricco di spunti per la mia immaginazione traviata da letteratura antica, che alcuni definiscono passata. 
Come se la letteratura potesse avere una data di scadenza. 

E in questo continuo scambio tra Personaggio e Persona non so dove fissarmi. 
Non so dove fermarmi a prendere fiato. 
In questo viaggio continuo dove ogni giorno carico la valigia di cose, emozioni, parola, pensieri, progetti, persone, di me, di te, di noi, di loro, di altri, di altro. 
La valigia si fa sempre più pesante, senza selezione, senza una definizione. 
E io non so dove fermarmi. 
Non a riposare, quello non lo farò fino a quando questa smania, non finirà di bruciarmi dentro. 
Mi voglio solo fermare e svuotare tutto. 
La valigia, le tasche, il cuore. 
Rimanere senza niente per un secondo e ripartire. 
Mollando tutto li magari, lasciando che siano le cose a seguirmi, e non io a caricarmele in spalla. 

Si corre il rischio di essere troppo leggeri facendo così. 
Di prendere il volo. 
Ma tanto Icaro insegna che quando ti avvicini troppo al Sole, ci pensa lui a schiacciarti di nuovo giù, no? 

E se non mi seguirà niente e nessuno, posso sempre fare spazio e vedere cosa arriva. 
E se avrò sbagliato, se non troverò di meglio, mi accontenterò del ricordo di quello che ho avuto, cercando di non confonderlo mai con quello che avrei voluto e che avrebbe potuto - dovuto essere. 
Il confine tra le parole è sempre infinitamente sottile  e vago. 
Come del resto lo è tra sogni e desideri, realtà e possibilità, difficoltà e successo. 

Sto tirando una corda che mi è capitata in mano per Caso. 
L’ho seguita sull’onda dell’entusiasmo scaturito dal fatto che una cosa nuova, una cosa per la quale mi sentivo finalmente degna, fosse finalmente arrivata per me. 
Solo ora mi accorgo che strada ho intrapreso. 
Solo ora mi rendo conto di tutto. 

E forse dovevo perdere me stessa, il mio Nome, le mie determinazioni,per trovare nuove coordinate; o un nuovo punto di vista su quelle che già conoscevo. 

Non so quanto sia lecito pormi la domanda ‘’Chi sei?’’ 
Ma ci voglio provare comunque a dare quella risposta. 

Sono una penna inceppata proprio quando una poesia delle migliori che hai dentro, 
preme per uscire. 
Sono un ombrello rotto sotto la pioggia, 
l’unico giorno in cui hai ricordato di portarlo. 
Sono il libro che cerchi da anni, difficile da reperire, trovato in un negozio di seconda mano che accetta solo contanti, 
quando tu hai speso gli ultimi che avevi per prenderti un caffè. 
Sono quella ragazza con cui riesci ad immaginare una famiglia e un futuro insieme, 
proprio mentre la stai salutando per l’ultima volta in stazione. 

Ma sono anche il tovagliolo dove quella poesia, alla fine, troverà il modo di venire fuori, 
magari anche più bella di come pensavi. 
Sono anche la risata che ti farai correndo sotto l’acqua, 
anche se ti prenderai un malanno. 
Sono anche la sorpresa che avrai negli occhi trovando lo stesso libro sotto l’albero, 
anche se a te il Natale, non è che faccia proprio impazzire. 
E sono anche quella che torna a prenderti, 
perchè non si parte per scappare ma per scoprire. 

Piacere Mondo. 

Martina Signaroldi (in ‘’arte’’ Merli) 
Nata a Piacenza, 
il 25 Dicembre 1989 
( uh si! proprio il giorno di Natale, guarda che caso.
 Eh si, niente auguri e un regalo solo, nel caso ve lo state chiedendo) . 

SEGNI PARTICOLARI: Li sto cercando. 


TGV PARIGI - MILANO 

17 NOVEMBRE 2015



martedì 3 novembre 2015

note da Parigi 1

Parigi. 
da quando sono arrivata, forse questo è il primo momento in cui sto davvero realizzando dove sono, e cosa sto facendo davanti ad una pagina bianca, vogliosa di essere riempita di riflessioni. 
Parigi. 
Io sto vivendo a Parigi. 
non come turista. 
io ho una camera e un  lavoro a Parigi. 
la città che nemmeno nei miei sogni più proibiti ho sognato di vivere diversamente che da turista. 
sono qui. 
la sto respirando. 
la sto vivendo. 
e lei sta vivendo e respirando me. 
esco di casa e mi perdo tra le sue vie, tra le sue voci e le sue parole non sempre comprensibili. 
tra le sue luci... del resto è la ville lumiere.... 
intorno a me si dipanano vite di completi sconosciuti. 
lavoro nel quartiere delle arti. 
vuol dire che qui esiste un intero quartiere in cui possono vivere solo artisti. 
le finestre del cafè dove lavoro, danno direttamente sulla sala prove del Gran Balletto di Parigi. 
La Cafeotheque oltre ad essere un approdo sicuro per qualunque amante del caffè, hipster o no... è anche un porto dove si possono trovare musicisti, poeti, scrittori, pittori....
sembra che tutta l'arte esistente in questa parte del globo, prima o poi passi di qui. 
e io ci sono dentro. 
in pieno. 
per quanto cerchi di stare a galla, non riesco a non farmi trascinare da questo vortice di eccitazione e aspettative. 
so che probabilmente il peggio si presenterà.... 
ma porca miseria sono a Parigi e lavoro nel quartiere delle belle arti! 
vivo sotto la Tour Eiffel e faccio un lavoro che adoro.... 
probabilmente è un sogno. 
probabilmente mi sveglierò nel mio appartamento ammuffito di Milano, per passare un altro giorno a rincorrere qualcosa che continua a sfuggirmi di mano. 

ma per il momento sono a Parigi! 

e come direbbe Woody: 
''che Parigi esista e qualcuno decida di vivere in un altro posto nel mondo, io proprio non riesco a capirlo.''





domenica 14 giugno 2015

Fantasmi.

E poi compaiono cosi i fantasmi che ti porti dietro da una vita. 
Quelli che tieni incastrati dietro il perenne nodo alla gola 
che ogni giorno, ogni ora, ogni secondo,
mandi giù, 
ma che rimane incastrato dando alla tua voce un che di malconcio. 
Ti si presentano di fronte una notte come mille altre. 
Una notte dove non importa di quanti cuscini, coperte, vizi ti circondi. 
Ci sarà freddo con 30 gradi,
 caldo con la neve, 
non si respirerà,
 le mani tremeranno,
 il letto con il materasso più comodo del mondo; 
sembrerà acuminato, troppo grande, scomodo, scottante. 

Puoi solo guardarli i tuoi fantasmi. 
sederti con loro, bere una tisana 
e per l’ennesima volta sviscerarli,
come se fosse la prima, 
sapendo che non sarà l’ultima. 
Conoscendoli sempre un po’ meglio,
ingrandendoli, cambiandoli, affezionandotici. 

Perchè quando compaiono, ti prendono per la solitudine che ti porti dentro. 
Quella che ti ovatta anche in mezzo a tutta la gente. 
Quella che ti fa sentire fievoli gli abbracci più calorosi, 
banali i baci più impetuosi. 
Quella solitudine di chi comunque deve andare avanti, 
non importa come, 
non importa dove,
perchè avanti è sempre meglio che girarsi e guardare indietro… 

E alla fine capisci che, 
sedute a quel tavolo, a bere quella tisana, 
ci siete solo tu e lei, la solitudine.. 
E che tutti quei fantasmi alla fine, 
non sono altro che ologrammi di un’unica paura… 
Che la solitudine sia l’unica scelta.

M.