giovedì 19 novembre 2015

NOTE DA PARIGI 2

Sto tornando. 
anche questa volta sto tornando. 
come se ci fosse qualche che mi tiene legata all’Italia. 
come se ogni partenza fosse in realtà solo l’ennesimo ritorno. 
Ho perso tutto. 
La Carta d’Identità, tutto. 
Non ho un documento che attesti chi sono. 
Non sono Niente. 
Non sono nessuno per 24 ore. 
Ma forse Qualcuno non lo sono mai stata nemmeno lo sarò mai. 

Mi mescolo tra le persone come l’olio e l’aceto. 
Se emulsiono bene, seguendo la ricetta, per un po’ la mistura tiene, ma poi ecco che torno di nuovo a slegarmi. 
Slegata. 
Ecco come mi sento. 
Slegata dalle mie origini, ma anche dal mio viaggio. 
Come un aquilone smarrito nel vento da un bambino distratto. 
Come se esistessero ancora poi, i bambini che fanno volare gli aquiloni. 

Amo trovare me stessa in Paesi dove non riesco nemmeno pensare nella mia lingua. 
Paesi stranieri dove non percepisco l’angoscia di essere estranea tra estranei. 
Non so bene cosa sto facendo, dove sto andando. 
La mia vita sembra un continuo salto alla cieca su treni di cui non conosco né partenza né destinazione. 

Mi affeziono a personaggi strani di tanto in tanto. 
Personaggi ai confini del reale e della Realtà. 
Mi affeziono a loro e alla mia lettura del loro Essere, spesso migliore, più ricca e interessante, di quello che rivelano nel loro passaggio all’interno della storia. 
O forse non incontro nessuno ed è tutto nella mia testa. 

Come un romanzo in movimento, troppo mutevole per essere fissato su un foglio. 
Ci ho provato, eccome se ci ho provato. 
Ma questo si altera appena scritto, rendendo i racconti obsoleti, incompleti, imperfetti. 

Così come lo siamo io e te. 
Tu, il personaggio più bianco che potevo incontrare. 
Ricco di spunti per la mia immaginazione traviata da letteratura antica, che alcuni definiscono passata. 
Come se la letteratura potesse avere una data di scadenza. 

E in questo continuo scambio tra Personaggio e Persona non so dove fissarmi. 
Non so dove fermarmi a prendere fiato. 
In questo viaggio continuo dove ogni giorno carico la valigia di cose, emozioni, parola, pensieri, progetti, persone, di me, di te, di noi, di loro, di altri, di altro. 
La valigia si fa sempre più pesante, senza selezione, senza una definizione. 
E io non so dove fermarmi. 
Non a riposare, quello non lo farò fino a quando questa smania, non finirà di bruciarmi dentro. 
Mi voglio solo fermare e svuotare tutto. 
La valigia, le tasche, il cuore. 
Rimanere senza niente per un secondo e ripartire. 
Mollando tutto li magari, lasciando che siano le cose a seguirmi, e non io a caricarmele in spalla. 

Si corre il rischio di essere troppo leggeri facendo così. 
Di prendere il volo. 
Ma tanto Icaro insegna che quando ti avvicini troppo al Sole, ci pensa lui a schiacciarti di nuovo giù, no? 

E se non mi seguirà niente e nessuno, posso sempre fare spazio e vedere cosa arriva. 
E se avrò sbagliato, se non troverò di meglio, mi accontenterò del ricordo di quello che ho avuto, cercando di non confonderlo mai con quello che avrei voluto e che avrebbe potuto - dovuto essere. 
Il confine tra le parole è sempre infinitamente sottile  e vago. 
Come del resto lo è tra sogni e desideri, realtà e possibilità, difficoltà e successo. 

Sto tirando una corda che mi è capitata in mano per Caso. 
L’ho seguita sull’onda dell’entusiasmo scaturito dal fatto che una cosa nuova, una cosa per la quale mi sentivo finalmente degna, fosse finalmente arrivata per me. 
Solo ora mi accorgo che strada ho intrapreso. 
Solo ora mi rendo conto di tutto. 

E forse dovevo perdere me stessa, il mio Nome, le mie determinazioni,per trovare nuove coordinate; o un nuovo punto di vista su quelle che già conoscevo. 

Non so quanto sia lecito pormi la domanda ‘’Chi sei?’’ 
Ma ci voglio provare comunque a dare quella risposta. 

Sono una penna inceppata proprio quando una poesia delle migliori che hai dentro, 
preme per uscire. 
Sono un ombrello rotto sotto la pioggia, 
l’unico giorno in cui hai ricordato di portarlo. 
Sono il libro che cerchi da anni, difficile da reperire, trovato in un negozio di seconda mano che accetta solo contanti, 
quando tu hai speso gli ultimi che avevi per prenderti un caffè. 
Sono quella ragazza con cui riesci ad immaginare una famiglia e un futuro insieme, 
proprio mentre la stai salutando per l’ultima volta in stazione. 

Ma sono anche il tovagliolo dove quella poesia, alla fine, troverà il modo di venire fuori, 
magari anche più bella di come pensavi. 
Sono anche la risata che ti farai correndo sotto l’acqua, 
anche se ti prenderai un malanno. 
Sono anche la sorpresa che avrai negli occhi trovando lo stesso libro sotto l’albero, 
anche se a te il Natale, non è che faccia proprio impazzire. 
E sono anche quella che torna a prenderti, 
perchè non si parte per scappare ma per scoprire. 

Piacere Mondo. 

Martina Signaroldi (in ‘’arte’’ Merli) 
Nata a Piacenza, 
il 25 Dicembre 1989 
( uh si! proprio il giorno di Natale, guarda che caso.
 Eh si, niente auguri e un regalo solo, nel caso ve lo state chiedendo) . 

SEGNI PARTICOLARI: Li sto cercando. 


TGV PARIGI - MILANO 

17 NOVEMBRE 2015



martedì 3 novembre 2015

note da Parigi 1

Parigi. 
da quando sono arrivata, forse questo è il primo momento in cui sto davvero realizzando dove sono, e cosa sto facendo davanti ad una pagina bianca, vogliosa di essere riempita di riflessioni. 
Parigi. 
Io sto vivendo a Parigi. 
non come turista. 
io ho una camera e un  lavoro a Parigi. 
la città che nemmeno nei miei sogni più proibiti ho sognato di vivere diversamente che da turista. 
sono qui. 
la sto respirando. 
la sto vivendo. 
e lei sta vivendo e respirando me. 
esco di casa e mi perdo tra le sue vie, tra le sue voci e le sue parole non sempre comprensibili. 
tra le sue luci... del resto è la ville lumiere.... 
intorno a me si dipanano vite di completi sconosciuti. 
lavoro nel quartiere delle arti. 
vuol dire che qui esiste un intero quartiere in cui possono vivere solo artisti. 
le finestre del cafè dove lavoro, danno direttamente sulla sala prove del Gran Balletto di Parigi. 
La Cafeotheque oltre ad essere un approdo sicuro per qualunque amante del caffè, hipster o no... è anche un porto dove si possono trovare musicisti, poeti, scrittori, pittori....
sembra che tutta l'arte esistente in questa parte del globo, prima o poi passi di qui. 
e io ci sono dentro. 
in pieno. 
per quanto cerchi di stare a galla, non riesco a non farmi trascinare da questo vortice di eccitazione e aspettative. 
so che probabilmente il peggio si presenterà.... 
ma porca miseria sono a Parigi e lavoro nel quartiere delle belle arti! 
vivo sotto la Tour Eiffel e faccio un lavoro che adoro.... 
probabilmente è un sogno. 
probabilmente mi sveglierò nel mio appartamento ammuffito di Milano, per passare un altro giorno a rincorrere qualcosa che continua a sfuggirmi di mano. 

ma per il momento sono a Parigi! 

e come direbbe Woody: 
''che Parigi esista e qualcuno decida di vivere in un altro posto nel mondo, io proprio non riesco a capirlo.''





domenica 14 giugno 2015

Fantasmi.

E poi compaiono cosi i fantasmi che ti porti dietro da una vita. 
Quelli che tieni incastrati dietro il perenne nodo alla gola 
che ogni giorno, ogni ora, ogni secondo,
mandi giù, 
ma che rimane incastrato dando alla tua voce un che di malconcio. 
Ti si presentano di fronte una notte come mille altre. 
Una notte dove non importa di quanti cuscini, coperte, vizi ti circondi. 
Ci sarà freddo con 30 gradi,
 caldo con la neve, 
non si respirerà,
 le mani tremeranno,
 il letto con il materasso più comodo del mondo; 
sembrerà acuminato, troppo grande, scomodo, scottante. 

Puoi solo guardarli i tuoi fantasmi. 
sederti con loro, bere una tisana 
e per l’ennesima volta sviscerarli,
come se fosse la prima, 
sapendo che non sarà l’ultima. 
Conoscendoli sempre un po’ meglio,
ingrandendoli, cambiandoli, affezionandotici. 

Perchè quando compaiono, ti prendono per la solitudine che ti porti dentro. 
Quella che ti ovatta anche in mezzo a tutta la gente. 
Quella che ti fa sentire fievoli gli abbracci più calorosi, 
banali i baci più impetuosi. 
Quella solitudine di chi comunque deve andare avanti, 
non importa come, 
non importa dove,
perchè avanti è sempre meglio che girarsi e guardare indietro… 

E alla fine capisci che, 
sedute a quel tavolo, a bere quella tisana, 
ci siete solo tu e lei, la solitudine.. 
E che tutti quei fantasmi alla fine, 
non sono altro che ologrammi di un’unica paura… 
Che la solitudine sia l’unica scelta.

M.


domenica 1 febbraio 2015

NOTTE FONDA, INCHIOSTRO E JAZZ

scrivo da quando mi ricordo. 
scrivo anche quando non riesco a prendere in mano una penna per mesi, quando fisso il foglio bianco, sempre bianco, giorno dopo giorno. 
scrivo, o meglio, appunto con inchiostro di ricordi le storie che son dentro la mia testa. 
le scrivo, usando la realtà come si usa un foglio di brutta, già scritto da un lato, ma non abbastanza per essere buttato. 
scrivo, invento, leggo storie nelle persone. 
in tutte le persone c’è una storia da leggere. 

solo che. 
solo che adesso scrivere così non mi basta più. 
per questa storia ci vuole molto di più che il solo contenitore della mia testa. 
in realtà per questa storia non credo basterebbe nemmeno tutto il mio corpo. 
questa storia deve uscire. 
ci sono i personaggi che picchiano i pugni contro le mie tempie dall’interno… 
perché vogliono uscire, vogliono vivere, si insomma,
 vogliono viversi. 
ma iniziare è così complicato. 
perché scrivere le cose, nero su bianco, con un inchiostro vero, significa, definire, creare qualcosa che si può toccare. 
qualcosa che può essere letto. 
e si insomma, non so se sono ancora pronta perché mi si legga l’anima. 
ecco che Lui picchia più forte i pugni. 
vuole uscire, se lo merita, è nato per essere uno di quei personaggi che ti rimangono impressi, anche se li incontri in un libro mediocre…