Sto tornando.
anche questa volta sto tornando.
come se ci fosse qualche che mi tiene legata all’Italia.
come se ogni partenza fosse in realtà solo l’ennesimo ritorno.
Ho perso tutto.
La Carta d’Identità, tutto.
Non ho un documento che attesti chi sono.
Non sono Niente.
Non sono nessuno per 24 ore.
Ma forse Qualcuno non lo sono mai stata nemmeno lo sarò mai.
Mi mescolo tra le persone come l’olio e l’aceto.
Se emulsiono bene, seguendo la ricetta, per un po’ la mistura tiene, ma poi ecco che torno di nuovo a slegarmi.
Slegata.
Ecco come mi sento.
Slegata dalle mie origini, ma anche dal mio viaggio.
Come un aquilone smarrito nel vento da un bambino distratto.
Come se esistessero ancora poi, i bambini che fanno volare gli aquiloni.
Amo trovare me stessa in Paesi dove non riesco nemmeno pensare nella mia lingua.
Paesi stranieri dove non percepisco l’angoscia di essere estranea tra estranei.
Non so bene cosa sto facendo, dove sto andando.
La mia vita sembra un continuo salto alla cieca su treni di cui non conosco né partenza né destinazione.
Mi affeziono a personaggi strani di tanto in tanto.
Personaggi ai confini del reale e della Realtà.
Mi affeziono a loro e alla mia lettura del loro Essere, spesso migliore, più ricca e interessante, di quello che rivelano nel loro passaggio all’interno della storia.
O forse non incontro nessuno ed è tutto nella mia testa.
Come un romanzo in movimento, troppo mutevole per essere fissato su un foglio.
Ci ho provato, eccome se ci ho provato.
Ma questo si altera appena scritto, rendendo i racconti obsoleti, incompleti, imperfetti.
Così come lo siamo io e te.
Tu, il personaggio più bianco che potevo incontrare.
Ricco di spunti per la mia immaginazione traviata da letteratura antica, che alcuni definiscono passata.
Come se la letteratura potesse avere una data di scadenza.
E in questo continuo scambio tra Personaggio e Persona non so dove fissarmi.
Non so dove fermarmi a prendere fiato.
In questo viaggio continuo dove ogni giorno carico la valigia di cose, emozioni, parola, pensieri, progetti, persone, di me, di te, di noi, di loro, di altri, di altro.
La valigia si fa sempre più pesante, senza selezione, senza una definizione.
E io non so dove fermarmi.
Non a riposare, quello non lo farò fino a quando questa smania, non finirà di bruciarmi dentro.
Mi voglio solo fermare e svuotare tutto.
La valigia, le tasche, il cuore.
Rimanere senza niente per un secondo e ripartire.
Mollando tutto li magari, lasciando che siano le cose a seguirmi, e non io a caricarmele in spalla.
Si corre il rischio di essere troppo leggeri facendo così.
Di prendere il volo.
Ma tanto Icaro insegna che quando ti avvicini troppo al Sole, ci pensa lui a schiacciarti di nuovo giù, no?
E se non mi seguirà niente e nessuno, posso sempre fare spazio e vedere cosa arriva.
E se avrò sbagliato, se non troverò di meglio, mi accontenterò del ricordo di quello che ho avuto, cercando di non confonderlo mai con quello che avrei voluto e che avrebbe potuto - dovuto essere.
Il confine tra le parole è sempre infinitamente sottile e vago.
Come del resto lo è tra sogni e desideri, realtà e possibilità, difficoltà e successo.
Sto tirando una corda che mi è capitata in mano per Caso.
L’ho seguita sull’onda dell’entusiasmo scaturito dal fatto che una cosa nuova, una cosa per la quale mi sentivo finalmente degna, fosse finalmente arrivata per me.
Solo ora mi accorgo che strada ho intrapreso.
Solo ora mi rendo conto di tutto.
E forse dovevo perdere me stessa, il mio Nome, le mie determinazioni,per trovare nuove coordinate; o un nuovo punto di vista su quelle che già conoscevo.
Non so quanto sia lecito pormi la domanda ‘’Chi sei?’’
Ma ci voglio provare comunque a dare quella risposta.
Sono una penna inceppata proprio quando una poesia delle migliori che hai dentro,
preme per uscire.
Sono un ombrello rotto sotto la pioggia,
l’unico giorno in cui hai ricordato di portarlo.
Sono il libro che cerchi da anni, difficile da reperire, trovato in un negozio di seconda mano che accetta solo contanti,
quando tu hai speso gli ultimi che avevi per prenderti un caffè.
Sono quella ragazza con cui riesci ad immaginare una famiglia e un futuro insieme,
proprio mentre la stai salutando per l’ultima volta in stazione.
Ma sono anche il tovagliolo dove quella poesia, alla fine, troverà il modo di venire fuori,
magari anche più bella di come pensavi.
Sono anche la risata che ti farai correndo sotto l’acqua,
anche se ti prenderai un malanno.
Sono anche la sorpresa che avrai negli occhi trovando lo stesso libro sotto l’albero,
anche se a te il Natale, non è che faccia proprio impazzire.
E sono anche quella che torna a prenderti,
perchè non si parte per scappare ma per scoprire.
Piacere Mondo.
Martina Signaroldi (in ‘’arte’’ Merli)
Nata a Piacenza,
il 25 Dicembre 1989
( uh si! proprio il giorno di Natale, guarda che caso.
Eh si, niente auguri e un regalo solo, nel caso ve lo state chiedendo) .
SEGNI PARTICOLARI: Li sto cercando.
TGV PARIGI - MILANO
17 NOVEMBRE 2015